Un grosso sbaglio. L'idea occidentale di natura umana by Marshall Sahlins

Un grosso sbaglio. L'idea occidentale di natura umana by Marshall Sahlins

autore:Marshall Sahlins [Sahlins, Marshall]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Anthropology, Cultural & Social
ISBN: 9788889490808
Google: icd6QgAACAAJ
editore: Eleuthera
pubblicato: 2010-02-15T08:10:13+00:00


capitolo quinto

Repubbliche rinascimentali

Nel tardo undicesimo secolo la repubblica egualitaria faceva, in effetti, la sua comparsa a Pisa, Milano, Genova, Lucca, Bologna, Firenze e in altre città della Lombardia e della Toscana. Sia che fossero persuasi della propria naturale bontà, come sosteneva la Bibbia, o capaci di virtù civiche, come aveva sostenuto Cicerone, gli uomini non avevano più bisogno di pensare che Dio avesse sanzionato la loro sottomissione ai principi per reprimere la loro malvagità. Non più passivi sudditi sottoposti a leggi emanate dall’alto, gli uomini (e solo loro) divennero cittadini attivi, legislatori di se stessi. Skinner osserva che molti dei «preumanisti» che filosofavano sullo Stato «concepiscono come una virtù peculiare dei sistemi elettorali quella di garantire l’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Non sono esclusi gli interessi di alcuno; nessuno è ingiustamente sottomesso da altri». Quando la Politica, il best-seller tardo medievale di Aristotele, riprese a circolare, questa libertà dalla monarchia divinamente sanzionata poté essere giustificata anche facendo riferimento all’innata natura civica dell’uomo, e alcune città poterono così vantarsi di seguire il modello ideale di un governo in cui gli uomini sono a turno governanti e governati, dato che i loro magistrati sono funzionari stipendiati, eletti per un breve periodo da tutta la cittadinanza. In base alla legge fiorentina del 1538, i governanti della città venivano sorteggiati; i loro nomi erano letteralmente estratti da una borsa in cui c’erano anche quelli dei cittadini con una buona reputazione.

C’è da dire che nelle prime repubbliche le formule classiche del governo misto, che abbinava il governo dei pochi a quello dei molti, non venivano comunemente considerate come un sistema di pesi e contrappesi. Erano piuttosto considerate come un modo per assicurare l’armonia tra le classi secondo il principio di Milo Minderbinder (in Comma 22): «Ognuno ha la parte che gli spetta». L’idea era che se ognuno avesse avuto una parte nel governo nessuno sarebbe stato tentato di ribellarsi. Costantemente minacciata, la pace sociale era in effetti una ossessione, né i sistemi giudiziari si dimostravano in grado di proteggere gli interessi di tutti. A fronte dei robusti interessi di parte, la difesa dell’interesse collettivo era in larga parte delegato a oratori impegnati a esaltare le virtù repubblicane dell’antica Roma. La si potrebbe considerare la soluzione orfica al ricorrente problema di proclamare il bene pubblico permettendo al tempo stesso alle fazioni e agli individui di perseguire il proprio. Thomas Gustafson parla di un revival della retorica ciceroniana: «[Ciò che] gli umanisti esaltano nell’eloquenza e nelle lettere non è altro che il loro potere orfico civilizzatore o la potenza quasi divina di creare ordine dal caos». Orfeo poteva domare le belve feroci con il suono della propria voce e della sua lira, ma il problema, come già lamentava ai suoi tempi Cicerone, era che «alcuni appartengono al partito democratico, altri a quello aristocratico, pochi appartengono a un partito nazionale». Così era anche per molte delle repubbliche italiane. Skinner cita il preumanista Giovanni da Viterbo: «Quasi non c’è città che non sia divisa al suo interno».



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